domenica 27 gennaio 2008

A volte capita...

A volte, capita di esplorare lo spazio circostante con lo sguardo.
Soffermarsi su chi sta vicino e lontano, osservandone i lineamenti, le espressioni, le posture.
A volte, capita poi di incrociarne gli sguardi.
Alcuni sono solo sfuggenti, alcuni fuggono direttamente.
Altri invece si lasciano incrociare ed un breve ma intenso sorriso appare così su due volti.
Capita poi che alcuni sguardi colpiscano più di altri, a volte perché appaiono diversi, a volte perché è diverso il modo in cui li affrontiamo.

Esso, infatti, non è costante nel tempo.
Questa riflessione fa scattare automaticamente il meccanismo del ricordo.

Il ricordo di quando quegli sguardi stavano in alto, mentre spesso ora stanno davanti o addirittura più in basso.
Poi, dallo sguardo, l'attenzione si sposta sulle persone nella loro interezza e lì rimane focalizzata per una quantità di tempo variabile.
Molti fra quelli che stanno attorno rappresentano un mattone della vita vissuta fino a qualche anno prima.
Ognuno di essi, il capitolo di una storia: chi rappresenta quello descrittivo, chi quello d'azione, chi quello riflessivo, chi l'avanzamento di trama, chi il colpo di scena.
Contro ogni aspettativa, nessuno dei presenti sembrerebbe esser stato inutile.
Neppure le special guest più tiepide e silenziose che, nel corso degli anni, hanno fatto sentire la propria voce in maniera molto pacata e sporadica, solo quando avevano qualcosa da dire.
Neppure quelli che sembravano essere più privi di senso.
In breve tempo, capita così di aver ripercorso interamente la propria vita.
L'animo prova un senso di pienezza, ma gli occhi si fanno pesanti e le gambe iniziano ad accusare la fatica di tutta la strada percorsa con quelle persone.
Anche il corpo ha memoria. Un'ottima memoria, peraltro.

Lo sguardo scende poi ad altezza del suolo e giunge una nuova consapevolezza.
Tutti sono lì per un motivo ben preciso.
Tutti sono lì per una persona.
No, non io.
Anch'io sono lì per quel motivo.

Sono lì per prendere coscienza di una cosa che ancora non avevo capito. Una cosa che, nell'istante in cui è stata inizialmente riferita, è passata indifferente. Non è facile trasformare un'idea in consapevolezza, finché rimane astratta.

Sono lì per dire grazie.
Sì, proprio a te, che te ne sei andato.
Voglio dirti grazie.

Grazie per esser stato uno dei pilastri su cui si è fondata la mia crescita.
Grazie per esser rimasto nella mia vita per più di 15 anni, dando tutto ciò che avevi, senza avanzare la minima pretesa.
Grazie per avermi ascoltato tutte le volte in cui avrei fatto meglio a star zitto.
Grazie perché mi hai insegnato il significato della parola "coraggio". Ma non a parole.
Grazie perché mi hai mostrato cosa significa continuare a dare il massimo, anche quando tutti ti danno contro.
Grazie perché mi hai insegnato che senza il giusto carburante non si va lontano. E che non possiamo auto-produrlo.
Grazie per la tua testimonianza.
Grazie perché fino all'ultimo respiro hai scelto di continuare a vivere.

Continuerai a vivere in me.

Tratto da: http://kaeel.blogspot.com/2008/01/volte-capita.html

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...