giovedì 12 giugno 2008

A scuola con Kaeel 3: la paranoia

Tre.
Il numero perfetto.
Uhm...
Lasciam perdere la cabala, va; non ci capisco nulla
Il fatto è che mi serviva un incipit per iniziare anche questa puntata della nuova ed amatissima rubrica del vostro affezionato Kaeel.

Quest'oggi parliamo (sempre copia-incollando brutalmente) della PARANOIA.
In molti conosciamo il significato "da dizionario" di questa parola; molti lo utilizzano a sproposito o ne interpretano il riconoscimento dei sintomi da parte di terzi come offensivo.
Bene, ora prendiamoci 5 minuti di pausa per leggere cosa racconta Wikipedia a riguardo.
Magari riflettiamoci pure su un attimo.
(Nota: come al solito, mi sono permesso di evidenziare in grassetto le parti significative, tagliando le più noiose)

PARANOIA
Nell'accezione più comune, per paranoia si intende una psicosi caratterizzata da un delirio cronico basato su un sistema di convinzioni ossessive a tema persecutorio. Questa ossessione si verifica nel contesto di capacità razionali altrimenti integre. Il termine (che deriva dal greco παράνοια, "fuori dalla mente" è stato usato storicamente con diverse sfumature di significato, e oggi non è più incluso nella terminologia internazionale ufficiale relativa alle patologie mentali, essendo stato sostituito dal concetto più generale, ma più chiaramente definibile, di disturbo delirante.


DESCRIZIONE

Nell'accezione corrente più comune, in uso soprattutto nella letteratura psichiatrica anglosassone, il termine "paranoia" indica una situazione di disturbo mentale lucido, caratterizzato dall'impressione del paziente di essere perseguitato (o, più specificatamente, dall'impressione che qualcuno o qualcosa abbia intenzione di nuocergli). Questa condizione è spesso caratterizzabile come una degenerazione patologica di alcuni tratti caratteriali come la diffidenza, l'inclinazione al pregiudizio o l'insicurezza. Il sistema di credenze di tipo persecutorio viene elaborato dal paziente in modo lucido e sistematico, ovvero non viene in generale a mancare la funzione razionale. In questo senso la paranoia si può descrivere come un caso particolare di disturbo delirante.

Esempi piuttosto comuni sono la convinzione di essere pedinati e spiati, di stare venendo avvelenati, di avere una qualche malattia, di essere vittima di parassiti (come nella parassitosi allucinatoria), di subire o aver subito lavaggi del cervello o controllo mentale, di voler essere allontanati dalla società verso posti lontani dove terzi potranno approfittare della propria mente. Il paranoico sviluppa quindi un atteggiamento antisociale, attribuendo alla società la paranoia stessa della quale il soggetto è vittima. E' tipico il ribaltamento sulla società dei propri stessi atteggiamenti, per i quali il soggetto si sente vittima. Il desiderio di vendetta che innesca questa lucida autoconvinzione è spesso artefice di individui socialmente pericolosi. Molti serial-killer sono stati identificati paranoici. La loro volontà di vendetta era in realtà la voce incorporea della loro stessa paranoia, di cui molti si sono definiti vittime.

La paranoia può essere associata ad altre forme di psicosi, in particolare la schizofrenia, e quindi anche associarsi a fenomeni allucinatori; caratteristiche attenuate possono essere presenti in altre situazioni con diagnosi principalmente non-psicotica, come il disturbo paranoide della personalità. Alcune droghe, come le metamfetamine, possono portare all'insorgere di condizioni mentali paranoiche.


NEL LINGUAGGIO COMUNE:

Come nel caso delle fobie o delle manie di vario genere, il termine "paranoia" viene spesso usato nel linguaggio comune a prescindere da connotazioni patologiche, per riferirsi a persone che mostrano di ritenersi vittima di qualche persecuzione, o anche semplicemente ansiose o apprensive. Anche le persone che hanno sistemi di credenze riconducibili a teorie del complotto sono frequentemente informalmente etichettate come "paranoiche". Nel gergo giovanile, la parola "paranoia" è spesso usata in un'accezione ancora più impropria, ovvero come rafforzativo di "paura", "angoscia", o "noia".

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