venerdì 28 dicembre 2007

Sempre sull'uso delle 'k' e delle 'x'

Dopo l'ennesima risposta stizzita da parte dei quotidiani trogloditi di turno di fronte alla mia manifestazione di fastidio per l'utilizzo del gergo SMS-ese fuori dal contesto degli SMS, vediamo, una volta per tutte, cosa dice l'Accademia della Crusca in merito (http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=4289&ctg_id=44):

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Simone R. ha inviato la seguente e-mail al servizio di Consulenza Linguistica del sito Web dell’Accademia della Crusca:
È corretto utilizzare le K al posto del ch, e la x al posto del "per"? Salve, Trovandomi davanti a questo nuovo modo di scrivere, diffuso su internet come sui cellulari, e osservando casi in cui professori elogiano la capacità di sintesi utilizzando le K al posto del "ch", mi chiedo: è corretto, ormai, il loro utilizzo? L'uso della x in parole come "perché", diventate quindi "xché" o addirittura "xké", è corretto?

Per rispondere al quesito posto dal sig. Simone R., è necessario fare un piccolo passo indietro nel tempo.
Ancora una decina di anni fa, le comunicazioni via computer non avevano a disposizione la “larghezza di banda”, cioè la velocità di trasmissione dei dati che hanno oggi: i collegamenti erano molto più costosi per l’utente e i programmi per i vari tipi di comunicazione telematica meno sofisticati, non offrendo, per esempio, la possibilità di eseguire operazioni off-line, cioè senza connettersi alla rete. A quell’epoca - per la verità nemmeno troppo lontana nel tempo - era rilevante riuscire a scrivere il meno possibile, in modo da risparmiare “banda di trasmissione”. Per questo motivo gli utenti acquisirono l’abitudine, trasformatasi successivamente in vezzo, di “riassumere” intere parole con singole lettere. Il fenomeno delle scritture tachigrafiche (definizione presa in prestito da Giovanardi 2001, p. 131, nota 2) è molto diffuso in inglese, e se ne trovano molti esempi, non solo in rete ma anche, per esempio, nei testi delle canzoni: così sono i vari casi di informal spelling (cfr. Pistolesi 1997, p. 231 in nota) come nite per night ‘notte’, thru per through ‘attraverso’, ma anche IM, UR per I am ‘io sono’, you are ‘tu sei’, L8R per later ‘più tardi’, IC per I see ‘vedo’, ‘capisco’, ICQ per I seek you (nome quest’ultimo di un programma di instant messaging diffusissimo in rete ); una frase come See you later! può diventare CUL8R!.
In italiano, anche se il fenomeno ha meno possibilità creative perché la scrittura non si discosta troppo dalla pronuncia, non mancano casi simili, tra l’altro attestati da lungo tempo nelle grafie giovanili (cfr. Coveri/Benucci/Diadori 1998: 104).
Al giorno d’oggi, l’esigenza di “comprimere” il testo, talvolta fino ai limiti della comprensibilità, non è più così vitale nelle comunicazioni telematiche: la Rete è diventata più veloce e i programmi più comodi da usare, dando la possibilità, in linea di massima, di scrivere i testi off-line e poi connettersi solo per inviarli. Una delle poche eccezioni è rappresentata dalle chat-line e dai già citati programmi di instant messaging, che permettono una comunicazione in tempo reale, come in un dialogo a voce, e per i quali è quindi importante scrivere il più velocemente possibile.
Un settore in cui le scritture tachigrafiche hanno invece assunto una grande importanza è quello degli SMS (l’acronimo sta per short message service ‘servizio di messaggi brevi’) telefonici, i famigerati ‘messaggini’ che si inviano dai cellulari. Un SMS può contenere un massimo di 160 caratteri (da notare che i cellulari di ultima generazione permettono di scrivere messaggi più lunghi, i quali però vengono “spezzettati” in multipli di 160 quando inviati: sono i cosiddetti messaggi concatenati), e in quei 160 caratteri si cerca di far entrare più informazioni possibili nel tempo di “digitazione” più breve possibile. L’uso della k in luogo del digramma ch è il primo di una serie di fenomeni tachigrafici che arrivano anche a notevole complessità e cripticità. Altri esempi sono x per per (da cui grafie come xò ‘però’, xké ‘perché’, xciò ‘perciò’ e così via; nota anche Maraschio: “Si affermano nuovi tipi di compendi, fra i quali grande successo riscuote il segno X al posto della preposizione per” [in Serianni/Trifone 1994, vol. 1 p. 147]), + per più e – per meno (“Tutto bene?” risposta: “+o-” ‘più o meno’ – ovviamente gli spazi sono omessi, perché sono uno spreco di caratteri!), c in luogo di ci (c6? ‘ci sei?’), 3 in luogo di (-)tre- e 6 in luogo di sei (6 3mendo! ‘sei tremendo!’), 8 in luogo di -otto- (Vieni a farti un giro sull’8volante?), h in luogo di -acca-, come in hduto per ‘accaduto’.
Altra caratteristica della scrittura tachigrafica sta nel “ridurre” le parole omettendo nella scrittura le vocali (e anche qualche consonante): cmq ‘comunque’, grz ‘grazie’, nn ‘non’, msg/mex/ms ‘messaggio’, pb ‘problema’, pda (o pd'a) ‘perfettamente d’accordo’, qs ‘questo’.
È del tutto evidente che le scritture tachigrafiche hanno una loro giustificazione nei contesti citati, ma non ha senso esportarle in altri mezzi di comunicazione: in un tema, xò sarà certamente segnato errore. Di per sé, questi usi non hanno niente di sbagliato e, se usati correttamente, non impoveriscono la lingua (è chiaro che il loro abuso, come per ogni cosa, va evitato). Va sempre ricordato che ogni situazione comunicativa richiede un suo tipo di lingua, ovvero un registro linguistico: la capacità linguistica sta nel sapersi muovere con sicurezza tra i vari piani comunicativi, riuscendo a scegliere, per ogni occasione, il linguaggio più adatto.

Per approfondimenti:

* Coveri, L., Benucci, A., Diadori, P., 1998, Le varietà dell’Italiano: manuale di sociolinguistica italiana, Roma, Bonacci Editore.
* Giovanardi, C., 2001, “A proposito della scrittura professionale: appunti sulla stesura di un curriculum”, in Covino, S. (a cura di), La scrittura professionale : Ricerca, Prassi, Insegnamento. Atti del I Convegno di studi (Perugia, Università per Stranieri, 23-25 ottobre 2000), Firenze, Leo S. Olschki Editore, pp. 131-141.
* Pistolesi, E., 1997, Il visibile parlare di IRC (Internet Relay Chat), in “Quaderni del Dipartimento di Linguistica”, n.8, Università di Firenze, pp. 213-246.
* Serianni, L., Trifone, P. (a cura di), 1994, Storia della lingua italiana, Torino, Einaudi, in particolare vol. II, Scritto e parlato.

A cura di Vera Gheno
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca



Tratto da: http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=4289&ctg_id=44

3 commenti:

  1. Curioso. Qualche tempo fa mi trovai a cena da un professore di italiano. Mi fece leggere un tema di terza media sull'Olocausto per farmi notare la capacità dell'allieva di argomentare le sue tesi in materia. Non fui capace di terminare la lettura: l'intero tema era scritto più o meno come segue: "L'Olokausto è stata una delle pagine + indelebili nella storia della Germania e del Mondo, kausando la morte a milioni di innocenti x mano di una barbarie konosciuta come Nazismo". Terribile. Io obiettai che, a prescindere da quanto fossero buoni i contenuti, il tema dovesse essere valutato insufficiente per la proliferazione di errori (o, meglio, orrori) ortografici. Egli mi rispose "Oggi fra i ragazzi si usa scrivere così". Francamente dubito che tutti i professori la pensino come la suddetta persona, tuttavia devo confessare che la cosa mi spaventa. Io mi sono diplomato solo 4 anni fa e se avessi soltanto accennato una K sarei stato fustigato nel cortile del liceo.

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  2. Ti ringrazio per il commento :)
    Spero di non incrociare mai l'insegnante da te citato sul mio cammino...
    Per il bene reciproco :P

    Scusa la domanda scontata, ma la curiosità la fa da padrone: noi in qualche modo ci conosciamo?
    Mi sembra di aver già visto il tuo nickname da qualche parte...
    Stammi bene, ciao!

    K.

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  3. Uhm sinceramente non ricordo. Ho scovato il tuo blog per caso. Magari hai frequentato Wiitalia o Yahulm, sono i forum dove sono più attivo.

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