Il latte della Torvis (Parmalat) si può denominare “latte ai pesticidi”? Il latte è inquinato di pesticidi e metalli pesanti?
Questo l’interrogativo di fronte alle decine di link che mi rimbalzano in questi giorni sulle pagine principali dei social network.
Premesso che DETESTO inserire collegamenti ad articoli che ritengo tendenziosi e scritti MALE (visto che contribuisco ad aumentarne la notorietà)... Preciso che lo faccio solo per completezza di informazione, OK?
Sono questi:
Di seguito le mie riflessioni.
Innanzitutto: già il titolo del primo mi fa venire il pelo dritto.
L’articolo parla di una zona ben delimitata (limitrofa a Torviscosa, provincia di Udine), ma titola “Il latte del Friuli Venezia Giulia”. Giusto per creare un po’ di allarmismi.
Chiedo conferme a qualche amico della zona incriminata ed uno (che abita proprio lì; non scrivo il nome perché non so se mi autorizza e adesso non ho voglia di chiedergli ) mi scrive:
Attenzione ragazzi!!! I tremila ettari di terreni citati NON sono tutti utilizzati come pascolo e soprattutto non appartengono alla Torvis ma all' "Agenzia Agricola di Torviscosa" che ormai da moltissssimi anni non fa più parte della Torvis ...(ancora prima che passasse sotto il gruppo Cirio e Parmalat) anche se, per abitudine, vengono indicati come tali. Tutti i tremila ettari di terreni citati e praticamente tutto il terreno agricolo nella periferia di Torviscosa appartengono invece al gruppo di Andretta. L'Azienda Agricola di Torviscosa vende parte del latte prodotto dalle sue circa 900 mucche (non così tante come può sembrare) alla Torvis ma questa quantità è, in percentuale, inferiore al latte acquistato da tutte le molte altre aziende sparse nel friuli che costituiscono il vero quantitativo trattato e imbottigliato dallo stabilimento Parmalat torviscosino! Inoltre sottolineo che il terreno inquinato non è quello utilizzato per il pascolo e che tutto il latte viene passato attraverso continue analisi prima e dopo i soliti e normali trattamenti per renderlo bevibile a chiunque (sterilizzazione, pastorizzazione, ecc.) che, soprattutto, sono molto più severi rispetto ai limiti massimi imposti dalle leggi.
Quindi bevete tranquilli senza timori il latte friulano! ;)
Gad correggi ed elimina l'allarmismo creato per accusare la solita multinazionale! Anch'io non sono favorevole a questo centralismo di potere verso le mega aziende e, come sappiamo tutti, la stessa Parmalat ha creato tanti (troppi) problemi alla gente fregandosene della legge e della morale ma, per una volta che non ha fatto nulla di male, non l'accusiamo creando problemi fasulli a chi beve il latte o a chi lo produce in uno stabilimento così controllato!
Quindi direi che, non essendo lui un azionista della Parmalat (cit.), l’affermazione riportata dovrebbe già da sola far rientrare l’allarmismo che l’articolo da me indicato (cerca di) generare.
Ma non finisce qui.
Giustamente, sullo stesso sito, viene pubblicato anche il secondo link (quello con i famigerati DATI SCIENTIFICI che confermano la tesi).
Ho dato un’occhiata rapida. Cosa dice?
Analizza i contenuti di inquinanti sulle piante della zona inquinata.
Risultato? Valori inferiori di un ordine di grandezza (cioè 10 volte più bassi) di quelli consentiti per legge.
“Vabbè, ci sarà qualche analisi sul latte, no?”
NO.
Nessuna analisi sul latte. Zero.
Però è sufficiente a dire che il latte è inquinato e creare il panico.
Bravi, complimenti.
Bell’esempio di controinformazione. Dati buttati lì e tenuti insieme con lo sputo, ma spacciati per “la prova mancante”, per smascherare l’ennesimo complotto delle multinazionali aiutate dallo stato cattivo.
Poi ci mettiamo in fondo un altro pezzo copia-incollato da qualche parte, che spiega cos’è il Dieldrin, citato da nessuna parte in giro per l’articolo, così sembra pure una roba seria.
Io non la chiamo controinformazione, ma cattiva informazione.
Il latte del Friuli Venezia Giulia è dunque inquinato?
Beh, sinceramente non ne ho idea.
Così come non so se è inquinato quello tedesco, quello veneto, quello australiano.
Se venisse pubblicato uno studio sull’eventuale presenza o meno di pesticidi e metalli pesanti, mi sentirei certamente rassicurato o, nel caso qualcuno lo chiedesse, quasi certamente ne condividerei la causa.
Ma che arrivi il primo pimpinotto che, con la dialettica propria di questo tipo di articoli:
- cita a sproposito dati e analisi per avere visibilità generando allarmismi;
- dice che qui si vende il “latte ai pesticidi”, mettendo a rischio posti di lavoro e l’immagine di un’azienda, senza pubblicare uno straccio di dato…
Beh, io proprio non ci sto.
Quindi posto questo articolo.
Facendo contro-contro-informazione (voi fateci quello che volete).
PS: Non sono azionista Parmalat, non ho parenti che lavorano alla Parmalat e prendo il latte alla LIDL perché costa meno. Mi sta solo sulle balle chi pubblica stronzate, che poi mi intasano la homepage.
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